
Lei si è arrabbiata, mi ha preso per il collo e mi ha sbattuto fuori, in cortile. Io, per la paura, mi sono fatto la pipì addosso e poi, per la rabbia, sono andato a strappare i rami di una pianta con dei brutti fiori. La donna si è infuriata e mi ha legato con una corda corta corta, in modo che non potessi più raggiungere il piccolo prato, i cespugli, la scaletta che porta alla strada. Non ho la ciotola dell'acqua, né quella della pappa. Me le ha tolte per punizione. Mamma, ho sete e ho anche fame. Ma è meglio che stia zitto e buono sennò chissà cos'altro mi tocca. Così me ne sto qui, scaldandomi al sole di primavera, dopo un'altra notte passata a cercare di dormire sdraiato sul pavimento freddo, con il vento della notte che un po' mi spaventa e un po' mi culla.
Oggi ho compiuto tre mesi. Legato ad una corda che non mi fa muovere più di un metro. Mi accuccio e sospiro. E chiudo gli occhi, per intrappolare una lacrima di solitudine che si affaccia. A un tratto sono scosso da un trillo acuto: due persone suonano alla porta. La donna apre. I due vengono verso di me, mi slegano, mi prendono in braccio, discutono con lei ad alta voce. Dicono di essere guardie zoofile. Chissà cosa significa. Vedo la donna che annuisce, mentre i due segnano delle cose su un foglio. Sono spaventatissimo, mamma. Che mi succederà? I due mi portano via e mi mettono in un furgone. "Signora, un cucciolo non si tiene così. Stia attenta, se maltratterà di nuovo un cane saremo più severi", dicono. Io chiudo di nuovo gli occhi e cerco di non sentire più nulla, né i rumori, né le voci, né il mio cuore che batte all'impazzata.
E ora eccomi qui. "Adottato", mi hanno detto. Sono in una casa grande, calda, profumata di buono. La tipa con cui sto mi riempie di baci e di cose buone da mangiare. E mi porta a passeggio ogni giorno. La sera, mi fa salire sul letto con lei. Io mi sento pervadere dalla dolcezza, mi accoccolo vicino alle sue gambe e mi addormento mentre lei mi accarezza la testa. Mamma, lo sai che sono felice?
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